parliamo spagnolo parliamo la lingua dei segni
27.06.2020
Quando si decide di proporre la sedazione cosciente con la mascherina (mezzo attraverso il quale si somministra una miscela di protossido d'azoto e ossigeno), lo si deve o dovrebbe fare dopo aver esaurito tutte le "armi" empatiche. Quindi, quando lo facciamo, è perchè come odontoiatri abbiamo precedentemente usato tutte quelle carte utili al bambino per elaborare in modo creativo e del tutto personale l'esperienza difficile. Usiamo la sedazione se riteniamo di dover mediare in modo farmacologico le sensazioni che arriveranno al piccolo paziente perchè le consideriamo, per quel momento e per quel bambino, troppo intense e vorremmo ridimensionarle per renderle alla sua portata.
La decisione andrebbe presa proprio con il bambino, logicamente dopo aver ottenuto il consenso scritto dei genitori.
Il consenso del bambino è indispensabile in quanto il solo gesto di posizionare una maschera sul naso deve vedere il piccolo d'accordo e motivato a partecipare a quella novità per non incappare in un rifiuto e in forzature che potrebbero traumatizzarlo.
Il bambino che può trarre un reale beneficio dalla sedazione cosciente inalatoria è quello moderatamente collaborativo, per questo è fondamentale, ancora una volta, sottolineare l'importanza della psicologia infantile tra le conoscenze dell'odontoiatra pediatrico. Sono solo queste tecniche quelle in grado, nei nostri studi, di rendere il paziente non collaborante, quindi intrattabile, un paziente che potrà essere sottoposto alle nostre cure ambulatoriali.
Il caregiver (colui che si prende cura del bambino) deve prendere coscienza di questa necessità, così come dovrebbe farlo il medico che deve interfacciarsi con il piccolo. Purtroppo molto spesso il genitore è il primo a perdere la pazienza e a non dare quell'aiuto sempre fondamentale, soprattutto quando il paziente non sta riuscendo. Sappiamo che, nei momenti di forte stress, le capacità cognitive regrediscono e il paziente (in questo caso di qualunque età) ha bisogno di essere sostenuto e non attaccato. Il caregiver e il medico devono essere autorevoli e non autoritari, non devono giudicare il piccolo e la sua paura ma devono saperla gestire con lui.
Il bambino, come chiunque altro nelle sue condizioni, non vuole fallire, non è contento di non riuscire a collaborare. Vorrebbe, invece, riuscirci ma semplicemente in quel momento non ne ha la forza. Se sapremo sostenerlo, accompagnandolo attraverso questo cammino di riscatto, ci sarà molto grato e sarà il primo ad esserne felice.
Fortunatamente questa situazione la si deve affrontare solo all'inizio del percorso con il piccolo paziente (in realtà anche con adolescenti e adulti), non bisogna avere fretta e successivamente, una volta ottenuta la sua fiducia bisogna semplicemente essere in grado di non tradirla mai.
Non avere fretta non significa lasciare al bambino la possibilità di fare ostruzione. Saremo noi a dover trovale la strada giusta per raggiungerlo e guidarlo. Il genitore deve essere istruito e informato in modo da poter partecipare svolgendo il ruolo di compagno di viaggio nostro ma soprattutto del figlio.
Questo significa non istruire mai il piccolo su cosa succederà dal medico e per approfondire quest'aspetto vi invitiamo a rileggere il post cliccando su questo link 👉 bambini e paura del dentista.
Contattaci per saperne di piùTi potrebbe interessare anche:
Sitemap | Privacy & Policy | Sito web creato da Grazioli Design “Only for dreamers”