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Dente del giudizio: cosa fare?

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01.04.2020

Oggi parleremo di estrazione del dente del giudizio.

Attendere o estrarre?

Non si può rispondere in senso assoluto alla domanda. Quella di estrarre o attendere è una valutazione complessa nella quale rientrano molteplici fattori.

Possiamo dire che l'estrazione profilattica o preventiva dei terzi molari non sia indicata.  

Quindi potremmo concludere che è meglio attendere?

In senso assoluto si, poi ci sono i casi particolari.

Spiego meglio...

Oggi consideriamo indicata l'estrazione del terzo molare quando è associata ad una patologia. Ad esemplo una tasca parodontale, una carie, ecc...

Ci sono però condizioni anatomiche che facilitano e promuovono l'insorgenza di una patologia e questo è estremamente importante in fase di valutazione, soprattutto quando il rischio è quello di vedere affettata una struttura vicina e diversa dal dente del giudizio.

Qualche esempio?

Esempi ce ne sono diversi. Descriverò le condizioni più frequenti.

 Il dente del giudizio (ottavo dente) appoggiato alla superficie posteriore (distale) del settimo dente: questa condizione in caso di dente non incluso rende probabile la carie del settimo dente in una posizione molto difficile da trattare e quasi certa la tasca parodontale.

Un'altro esemplo è quello del paziente in crescita al quale viene intercettato dall'odontoiatra un dente del giudizio che non potrà erompere nel cavo orale e che probabilmente a crescita ultimata avrà le radici in intima relazione col nervo alveolare inferiore (volg. nervo mandibolare), cosa che potrebbe complicare di molto un'estrazione in età adulta.

Quindi in quei casi cosa si fa? 

Il compito del medico è quello di acquisire tutte le informazioni disponibili, ad esempio quando necessario attraverso l'esecuzione di una TC dentale (TAC) e, successivamnete ad un'attenta valutazione, fornire tutti gli elementi al paziente in modo che quest'ultimo possa decidere in maniera consapevole. Io personalmente espongo i benefici dell'estrazione bilanciandoli con i rischi al momento della valutazione e al momento di una eventuale estrazione in età adulta. Ci sono condizioni nelle quali l'età influisce poco o per nulla. Ma nelle condizioni nelle quali la crescita completa del dente comporterà un aumento dei rischi preferisco intervenire preventivamente.

Va comunque ricordato che a fronte dei rischi potenziali e futuri (quindi non certi) vanno contrapposte le problematiche certe che si affrontano con l'estrazione.

In che senso?

Edema e limitazione della funzione possono essere attenuate ma non eliminate. Il dolore invece siamo in grado di annularlo così come lo stress e il disconfort intraoperatorio.

Voglio dire che con l'approccio iatrosedativo (comportamentale) e con la sedazione cosciente farmacologica siamo in grado di rendere l'estrazione del terzo molare una procedura percepita come banale. Oggi sappiamo che un paziente più sereno svilupperà meno complicazioni, minor dolore e minor edema. 

Ma per la sedazione cosciente intervene un anestesista?

Questo è un aspetto che meriterebbe molto tempo per essere snocciolato e dedicheremo un post all'argomento. Posso rapidamente dire che non serve, anzi ci sono alcuni aspetti che sconsigliano la consulenza attiva di un anestesista. Io e alcuni dei miei colleghi odontoiatri ci siamo formati all'Università di Padova (ad oggi unico Master Universitario di II livello sull'argomento) per acquisire il massimo delle competenze necessarie all'esecuzione della procedura. Nello specifico applico il protocollo sviluppato dal professor Manani, un pioniere in questo campo, che ha dedicato parte della sua vita all'insegnamento dell'anestesia odontoiatrica agli odontoiatri.  La procedura nelle mani di un sedazionista esperto aumenta il confort del paziente riducendo i rischi operatori.

Per approfondimenti seguite il blog e visitate la pagina della Associazione Italiana Sedazionisti Odontoiatri

 

 

 

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